Ogni mattina, prima ancora di augurarci il buongiorno, allunghiamo la mano verso il comodino e afferriamo il nostro smartphone (mai tenerlo in camera mentre si dorme!). Questa scorretta abitudine è la prima azione che il 70% della popolazione italiana compie appena sveglia.
Senza neanche doverci alzare dal letto rispondiamo alle mail, controlliamo il meteo, facciamo gli auguri su Facebook, sbirciamo sui profili altrui.
È l'epoca del digitale: studi recenti riportano che nel 2016 le persone connesse in Italia siano circa 38 milioni, il 4% in più rispetto all'anno precedente. Passiamo circa 13 ore alla settimana rispondendo ad email (il 62% delle quali categorizzabile come non rilevante) e 2 ore al giorno sui social networks. Una "relazione complicata" dunque quella con il digitale, che si insinua nella nostre vite fino a quasi monopolizzarle.
Ma è possibile trovare un equilibrio nel caos della trasformazione digitale in cui siamo cacciati?
Alcuni esperti sostengono che siamo passati da una situazione di digital addiction ad una di digital distraction nella quale le distrazioni riempiono il "vuoto" di una vita frenetica il cui principale problema è l'assenza di tempo, attenzione e concentrazione. Visto che indietro non si torna il punto è trovare la giusta misura, integrare e non togliere il digitale, trovare un corretto stile di vita.
La prima cosa da fare per indirizzarsi sulla retta via e affrancarsi dalla dipendenza digitale, è riconoscerla ed accettarla osservando le nostre abitudini disfunzionali. Ricarichiamo lo smartphone senza caricare noi stessi che più che di chat spesso avremmo bisogno di silenzio, quello che per esempio si può trovare lungo un sentiero, osservando un panorama o praticando yoga, o la sua versione occidentale, il mindfulness.
Sempre più aziende avvertono il problema della perdita di concentrazione, attenzione, consapevolezza nei propri collaboratori e da qui prendono spunto alcuni nostri progetti di benessere aziendale che propongono uno stile di vita diverso insieme al recupero di vecchie tradizioni! In alcuni casi sono gli incentivi pubblici a stimolare certi percorsi di formazione esperienziale ma poi gli effetti sul benessere, anche economico dell’azienda, ne consentono la sostenibilità anche senza fondi pubblici.
Anche la scuola che per anni ha subito la digitalizzazione, mutando programmi e metodologie didattiche sta recuperando modelli diversi come dimostrano i tanti progetti di Digital Detox che abbiamo avviato in questo anno accademico e di cui continueremo a parlare nei prossimi mesi.
Per informazioni scrivi a: comunicazioni@gruppoiovine.it
Daniela Pastore